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Arona - provincia di Novara - Piemonte - 45°45′25″N 8°33′36″E

 
"Arona è un cospicuo borgo, o grossa Terra, giacente alle falde di un monte sulla riva del Lago, quasi in faccia ad Angera, che al Regno Lombardo appartiene. La sua felice posizione le arreca preziosi vantaggi, poiché la grandiosa via del Sempione, e le altre che da essa diramano, pongono i suoi abitanti in facile comunicazione colle provincie circonvicine, colla Lombardia, colla Germania, colla Svizzera, e colla Francia. Un Battello a vapore le offre di più il pregevole vantaggio di speditissime comunicazioni coi tanti villaggi disseminati lungo le rive del Vernano:
anzi è da notarsi che in Arona appunto esse formano un comodo porto, ed un sicuro asilo alle navi, per la costruzione delle quali evvi una Darsena. Se le molte latine iscrizioni, raccolte con tanta cura dall' Alciati, potessero riferirsi ad Arona, sarebbe facile il dedurne, che ad età molto remota risalga la sua fondazione, e che fosse per avventura una Mansione romana : certo è però che non si trova menzione alcuna di questa borgata anteriore al secolo VIII. Di quel tempo infatti esisteva quella sua fortificata Rocca, che il Conte Opizzone restaurava sul finire del secolo X, e che il Conte Vitaliano Borromeo riedificò dalle fondamenta, dopo la metà del secolo XV. In proposito del qual fortilizio avvertiremo, che dopo essere stata invano assalito dai Francesi, e per due volte danneggiato dal fulmine nel secolo XVII, esso avea ciò nondimeno resistito a tutti gl'infortunj fino al 1802; anno in cui venne smantellato per comando del Governo francese.

Dopo quell'atto di distruzione, anche il ricinto murato e le fosse di circonvallazione ebbero molto a soffrire, sicché ne vennero poi abbandonati i restauri, come a difese rese inutili. L'interno della borgata,  cui compongono decenti abitazioni , contiene due vaste piazze, un pubblico passeggio, e spaziose contrade. Tra i pubblici edifizj, sette se ne contano sacri al culto: la Collegiata di S. Maria, la chiesa dei SS Martiri, e quella della Vergine di Loreto, primeggiano sulle altre. Nella Collegiata ,che ha tre navate sorrette da colonne ottagone d'ordine corintio, sono da ammirarsi le pregevoli dipinture del Morazzone, una stupenda tavola del Ferrari, un altare di rame guarnito di pietre preziose, ed un altro altare marmoreo modernissimo di lodato disegno del Cav. Zanoja. La chiesa dei SS. Martiri, veniva edificata nel 979 a spese di Amizzone Conte d' Augera , per una religiosa famiglia di Benedettini : in tempi più moderni erano ad essi succeduti gli Abbati secolari , indi i Gesuiti chiamativi da S. Carlo Borromeo, che vi rimasero fino alla loro soppressione. Celebre era la Biblioteca dell' attiguo Monastero, perché ricchissima di Codici a penna, tra i quali il manoscritto De imitatione Cristi, detto il Codice di Arona, poi trasportato nella R. Biblioteca Torinese, e di cui sembra ormai fuor di dubbio essere stato l'autore Giovanni Gersen di Cavaglià abbate Benedettino in Vercelli verso il 1250. Il tempiosacro alla Vergine Lauretana trovasi sulla piazza del Mercato: elegante è la sua facciata, e due vaste gradinate gli danno accesso. Il Cav. Federigo Borromeo, che nei primi anni del secolo XVII avea ridotta la parrocchiale a più grandiose forme, fece costruire anche questa chiesa sulle fondamenta di altra più autica dedicata a S.Caterina. E poiché la camera in cui ebbe cuna S. Carlo era a pochi accessibile, perché situata entro la rocca, volle quindi il Cardinale predetto erigere sul vicino monte un grandioso sacro edifìzio, nella costruzione del quale ordinò che fossero adoperati i materiali stessi della camera precitata. Anche a questo tempio ascendesi per due scalinate granitiche, ma le interne cappelle minacciano ruina, perché vennero sospesi i necessarj restauri: nella maggiore di esse è da ammirarsi una bella tela del Procaccino. In faccia al Tempio volle quel generoso Prelato che sorgesse un Seminario di Chierici, dipendente in allora dal Seminario principale di Milano: esso poi ne cedè la proprietà nel 1819 al R. Consiglierdi Commercio Pertossi di Arona, che ne fece generosa cessione alla chiesa Novarese. Questo vasto edifizio venne ultimamente ampliato, e contiene numerosi alunni. Anche il pensiero di inalzare su questo monte una  statua colossale a S. Carlo, venne in mente al Cardinal Federigo. Il Crespi, detto il Cerano, ne avea dato il disegno, ma per cagione di guerre, di contagi e di altri pubblici infortunj, i primi lavori furono depredati e distrutti. Si ripose mano all'opra sul finire del secolo XVII per lo zelo dei Borromei, ai quali si aggregarono molti abitanti dei contorni del Lago, ed altri divoti. Il Zannella da Pavia e il Falconi di Lugano diedero compimento al disegno del Crespi, conducendo a termine l'enorme colosso nello spazio di sette anni- Il piedistallo granitico lavorato dal Richi ha dieci metri di altezza: sopra di esso torreggia la grandiosa statua, collegata nell'interno da solide aste di ferro, e riempiuta fino alla linea degli omeri di tenace calcistruzzo, per difenderla dal soffio dei venti. La testa le mani ed i piedi della statua sono di bronzo fuso, ed il resto è di grossa lastra di rame: essa rappresenta S. Carlo a capo scoperto, con roccetto e mozzetta, in atto di benedire il popolo colla destra, e tenendo colla sinistra il Codice dei suoi sinodali statuti. L' altezza di quel simulacro è di metri ventuno e mezzo, il giro dell'abito talare è di sedici, e la lunghezza delle superiori estremità ascende a metri otto. Da una piegatura del roccetto  ascender può internamente fino entro il corpo qualunque persona di statura ordinaria, e restarsene assisa nelle fosse nasali. Eccita per verità forte sorpresa ed ammirazione un monumento di mole così grandiosa, da oltrepassare i metri trentadue, per cui rendesi visibile da tutti punti del Lago Maggiore e dai paesi circonvicini.
Tra gli Istituti di pubblica beneficenza posseduti dal comune di Arona, debbesi principalmente rammentare un Monte di Pietà fondato da S. Carlo, e dal Cardi nal Federigo arricchito: nelle pubbliche calamità del 1798 avea sofferto questo luogo Pio un notevole decadimento, ma per lo zelo dei successivi amministratori vennegli ridonata la primitiva prosperità. In faccia alla Collegiata trovasi uno Spedale, che soccorre gl'infermi ed i vecchi indigenti, che reparte annue doti tra le più savie fanciulle, e compie altre opere di carità. La direzione della istruzione pubblica elementare è principalmente affidata ad una famiglia di Chierici Regolari Somaschi: le fanciulle trovano educazione ed istruzione in un Convento di Salesiane o Visitandine. La fondazione di questa Casa religiosa venia promossa dall' Arciprete Graziano Ponzone; Donna Isabella d' Adda Borromeo concorse alla pia opra con generosa liberalità. Arona e il suo distretto fece parte del Ducato Milanese fin verso la metà del decorso secolo. L'imperatrice d' Austria Maria Teresa ne fe cessione alla R. Casa di Savoja nel 1742, in virtù del Trattato conchiuso a Vormazia."

 

 Tratto da

Corografia fisica, storica e statistica dell'Italia e delle sue isole Vol. 4 - 1837